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BASTIA UMBRA – ASSISI – 22 MAGGIO – 16° GIORNATA ED ULTIMA TAPPA !!

Stamattina c’è elettricità dentro Villa Fenice. Oggi la sedicesima giornata, l’ultima tappa, l’ARRIVO ad Assisi.

Max è in cucina alle prese con i pentoloni a preparare per la ventina di persone, miei parenti od amici, che ospiterà a pranzo. Ha dormito poco, anche questa notte ha voluto lasciarmi riposare tranquillo cedendomi il suo lettone e l’ha passata tutta sul divano. Anche Jambo è ben assonnato dato che ha scritto gli articoli per questo blog fin oltre le due di notte. Mio genero Francesco cerca di recuperare le emozioni della sera precedente quando, dopo più di due settimane, ha potuto riabbracciare sua moglie Vania e la loro piccolina Naomi.

Nonostante la sveglia anticipata e le poche ore di sonno, a dire il vero il più agitato sono io. I preparativi devono essere un po’ più frettolosi, ci siamo dati appuntamento con tutti alla Basilica di San Francesco per le 11,00, ma siamo molto distanti e poi dobbiamo percorrere l’ultimo tratto di corsa. Di sicuro non vogliamo far aspettare tutti gli amici che saranno là.

L’ultima tappa della corsa è, sulla carta, la più facile: pochi km, grazie al maggior chilometraggio medio dei giorni precedenti. Ma non sarà proprio così.

Raggiungiamo il punto della partenza a Bastia Umbra. Indossiamo le tenute di corsa della festa, uno sgargiante verde pisello per me e per Jambo, e quella più simbolica con la mia Sonia “corro con i miei angeli” la riservo per l’ultimo tratto dell’arrivo alla Basilica. Ultimi carboidrati, pronte le radioline. La concentrazione di pensieri che mi frullano in testa è maggiore di una finale olimpionica. Si parte.

Ormai la strategia della corsa è consolidata: Francesco sul furgone fa da apripista, Jambo a fare da pacemaker correndo davanti a me e dietro c’è l’auto col lampeggiante di Max a garantire sicurezza.

E’ domenica mattina e c’è poca gente in giro, le strade sono ampie e nel giro di pochi chilometri arriviamo facilmente su “via Los Angeles”, è il nome della via che porta da Bastia a Santa Maria degli Angeli. Io dei miei “los Angeles” ne ho tanti: ho miei tre accompagnatori accanto sulla strada, le mie tre “donne” speciali stampate sulla maglietta, le mille persone che mi han fatto volare sin qui.

Arriviamo in dirittura della Basilica di Santa Maria degli Angeli, la grande cupola ci attira e si fa sempre più immensa. Anche di significato. Sotto quella cupola c’è la Porziuncola di San Francesco. Qui sostava spesso in preghiera. Da qui inviò i suoi primi frati a predicare la Pace. Qui obbedì al comando ricevuto “va’ e ripara la mia chiesa”, e quale grande Chiesa poi riparò !!

Contrariamente alle intenzioni del navigatore gps, preferiamo entrare dal maestoso viale che la fronteggia. Sto letteralmente volando verso la Basilica, prendo la mano di Jambo e, tenendo le braccia al cielo, lasciamo salire tutta la felicità del momento aleggiando in un veloce sprint insieme.Urlo tutta la mia felicità.

L’ingresso del piazzale è presidiato dai militari della sicurezza, non frappongono problemi e comprendono subito le ragioni del nostro desiderio di passare, carrettino “lupo” compreso.

Ci raggiunge mio genero Francesco per qualche foto. La prima è con lui che da 16 giorni ha vissuto giorno per giorno al mio fianco. Lo vedo come un figlio, gli voglio un bene dell’anima ed fatto delle cose che credo un suocero difficilmente riesce a sperimentare con un genero. Si è prodigato per mille problemi, non ha mai accennato alla fatica e dato peso alle stanchezze. Ogni centimetro di strada veniva prima valutato da lui. Quando per me finiva la corsa per lui iniziavano le molte incombenze pratiche da gestire.

Intanto raggiungiamo Max, indaffarato a tranquillizzare i vigili urbani che si son visti due automezzi parcheggiati quasi sul sagrato della Basilica, in posizione supervietatissima. Anche da loro, però, una volta resi consci del mio pellegrinaggio ho ricevuto tanta umanità, comprensione e l’incoraggiante apprezzamento per l’impresa.

Si riparte per quelli che saranno gli ultimissimi chilometri. Sono molto agitato. Temo che l’emozione mi faccia brutti scherzi. Di per sé ci pensano i muscoli. Li sento molto duri, non si sono ancora riscaldati. Ora che la strada si fa in salita la corsa non riesce a scioglierli. Sono un po’ preoccupato perché l’esperienza mi ha insegnato che è proprio quando i muscoli sono contratti che si verificano strappi e lesioni muscolari. E che questo accada quando mancano proprio gli ultimi 4-5 km dopo averne fatto più di 400 sarebbe il colmo. Chiedo aiuto a San Francesco. E imposto la mia “lepre” Jambo chiedendogli di tenere il ritmo di sicurezza di 7 minuti al km.La salita, comunque, non ne consentirebbe di più.

Davanti a noi, in alto, si staglia la grande Basilica di Assisi. La salita è dolce, ma continua e implacabile. Il mio lupo mi trattiene più del previsto. Ripenso ai meravigliosi paesaggi che ho attraversato con lui in questi sedici giorni, all’incanto della Natura che mi ha circondato ed alle bellezze del Creato che il buon Dio ci ha messo a disposizione. E, mentre passiamo sotto il cartello di “Benvenuti ad Assisi, la città della Pace” penso a quanto è prezioso, oggi più di allora, l’invito di San Francesco di custodire la natura e le ricchezze della Terra per una maggiore giustizia nel mondo.

Siamo proprio sotto la Basilica, lassù c’è l’arrivo. Ma la salita è tutta da conquistare. Certo è un’ascesa dolce e lieve, ma proprio per questo sembra non finire mai. Ormai siam vicini. Anzi no, un tornante ci sta portando più lontano. Ma quanto ce n’è ancora? Le gambe son dure, la salita è sempre più spossante, il lupo sembra pesare il doppio … insomma devo guadagnarmela proprio fino in fondo.

Salendo salendo arriviamo di corsa e col fiatone al grande parcheggio. Il tempo per Max e Francesco di parcheggiare i mezzi e per me e Jambo di ristorarci con un po’ di acqua fresca e di togliere le magliette inzuppate. Metto la mia maglietta preferita, quella con i miei angeli: chiedo a loro di farmi volare le ultime centinaia di metri.

Manca proprio poco. Francesco e Max salgono un po’ prima per andare ad appostarsi e godersi la scena. E’ il momento. Con Jambo ci scambiamo le ultime parole, l’ultimo abbraccio. E un ultimo sguardo d’intesa: sarà uno sprint a tutta velocità, nonostante la non facile pendenza.

E così ci lanciamo, entriamo ad Assisi per la Porta San Pietro, su di corsa per la rampa di via Frate Elia. Addirittura accelero quando vedo mia figlia venirmi incontro, le prendo la mano, arriviamo insieme nella piazza inferiore della Basilica accolti da tutti gli amici festanti. Non capisco più niente, sono talmente commosso che nemmeno respiro. Mi accascio a terra. Indescrivibile quello che sto vivendo.

Sento la vicinanza amorevole di chi intorno a me osserva teneramente questa mia gioia immensa che poi si trasforma in un abbraccio intenso per ciascuno di loro. Tante foto vengono scattate a ricordare questo momento, ma ancora più indimenticabili per me saranno gli sguardi negli occhi di ciascuno.

Ma è ora di andare a trovare il padrone di casa che mi ha chiamato qui. Indossiamo una tuta per poter entrare in abbigliamento dignitoso per il luogo sacro, passiamo il varco della sicurezza, siamo davanti all’ingresso della Chiesa inferiore e da lì scendiamo alla Tomba di San Francesco.

FINALMENTE sono da te, san Francesco mio.

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